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Le tematiche strategiche per la green economy secondo il Rapporto

Nel 2014, probabilmente a causa del drastico taglio agli incentivi, si è verificato un crollo degli investimenti nelle rinnovabili (-71%) soprattutto del fotovoltaico. Questo ha causato anche dei risvolti negativi in termini occupazionali. Per ora la produzione di elettricità da fonti rinnovabili è stabile ma se il trend negativo degli investimenti continua, potrebbe subire una riduzione. In effetti l'Italia con il suo 16,7% di produzione di energia da fonti rinnovabili ha già raggiunto quelli che erano gli obiettivi fissati dall'Unione europea (15% di produzione al 2020). I paesi europei con la maggior produzione di energia da fonti rinnovabili sono Finlandia, Svezia ed Austria. L'Italia si colloca intorno al valore medio percentuale di consumo finale lordo di energia da fonti rinnovabili all'interno della scala di tutti i paesi dell'Unione europea. Scende invece dall'ottavo al nono posto, per spesa pubblica pro-capite nella ricerca a fini ambientali; tra il 2013 e il 2014 paesi come la Finlandia, Svezia e Germania hanno invece aumentato tale spesa per la ricerca.

Nel nostro Paese il 33,7% di energia proviene dal petrolio e il 33,2% da gas, sono queste le fonti primarie, il carbone registra un lieve calo e copre il 14% della produzione, il 16,7% spetta come detto alle rinnovabili.

L'ISPRA ci informa che la produzione di rifiuti sia urbani che speciali è in calo. Aumenta invece la raccolta differenziata degli stessi, + 33,6% nel 2009 e +42,3% nel 2013 con grossi divari tra il nord, il centro e il sud Italia.

Un capitolo a parte meriterebbe l'emergenza del dissesto idro-geologico, il cambiamento climatico e la gestione del territorio. Le politiche pubbliche messe complessivamente in campo non sembrano sufficienti a fronteggiare alluvioni e frane e il loro pesante aggravamento è alimentato dal cambiamento climatico.

Le possibili direttive di una svolta green al fine di limitare gli effetti di questa triste realtà sono:

  • aumentare la dimensione finanziaria dell'impegno considerando che i danni stimati annuali sono di almeno 3,5 miliardi;

  • tradurre il Piano di adattamento climatico in misure incisive di governo sull'assetto del territorio (politiche integrate di uso e manutenzione del territorio e della rete idrografica);

  • sviluppare e tutelare i servizi forniti dalle infrastrutture verdi, blocco di nuovo consumo di territorio e coraggio di eliminare e liberare il suolo da ciò che è abbandonato da anni e non serve applicando quei sistemi di perequazione e compensazione già in uso.