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Primi risultati e indirizzi 2018 per il piano Industria 4.0

Il 19 settembre il Ministero per lo Sviluppo Economico ha presentato i primi risultati positivi ottenuti alla fine del terzo trimestre grazie al Piano Industria 4.0:
- aumento degli ordinativi nel mercato interno dei beni strumentali
- aumento del numero di imprese che aumenteranno le spese in ricerca & sviluppo e della percentuale di crescita della spesa
- incentivata la domanda di famiglie e imprese e incentivati gli investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi 2020 di copertura della banda ultra larga
- aumentato l’importo garantito sul Fondo di Garanzia
- salvaguardati/creati molti posti di lavoro grazie ai contratti di sviluppo.
Risultano invece quali punti di debolezza nell’attuazione del Piano una crescita contenuta degli investimenti early stage (incentivi agli investimenti in capitale di rischio, cessione perdite startup a società sponsor…) e i ritardi nella costituzione dei competence center: su questi due punti sono previsti per i prossimi mesi rispettivamente l’attuazione di azioni correttive e l’apertura del bando entro la fine dell’anno per i competence center.
Tra i risultati presentati dal Ministero anche alcuni dati relativi alle competenze e al lavoro, in particolare gli investimenti fatti per la scuola (scuola digitale e alternanza scuola lavoro), per l’educazione terziaria professionalizzante (Istituti Tecnici Superiori e Lauree Professionalizzanti), per diffondere le tematiche Industria 4.0 nelle università e per promuovere la ricerca, per promuovere le competenze digitali a servizio delle piccole e medie imprese attraverso il progetto Crescere in digitale realizzato in collaborazione con Google e con il sistema delle camere di commercio.
La presentazione del Ministero cita anche uno studio della European House Ambrosetti che illustra gli effetti dell’automazione sul sistema economico, evidenziando la necessità di gestire il cambiamento per massimizzare la crescita di valore aggiunto nel sistema economico.
Lo studio parte dalla ricerca “The future of employment: how susceptible are hobs to computerisation?” di Frey e Osborne che nel 2016 hanno stimato la suscettibilità all’automazione delle professioni negli Stati Uniti; utilizzando per il nostro paese le professioni fornite da Istat è stata stimata in uno scenario base una perdita di posti di lavoro complessiva su 15 anni di 3,2 milioni; sono stati poi messi a confronto, rispetto allo scenario base, uno scenario accelerato ed uno conservativo, evidenziando gli effetti della perdita dell’occupazione sui consumi, quindi sul Pil e sul gettito fiscale. Dopo aver stimato un moltiplicatore pari a 3,1 per ogni posto di lavoro generato nei settori o branche di attività afferenti a tecnologia, life science, ricerca scientifica, lo studio presenta la stima dei posti di lavoro che devono essere creati nel sistema economico nei settori  tecnologia, life science, ricerca scientifica affinché venga bilanciata, nei tre possibili scenari, la perdita di posti di lavoro prevista nel sistema economico a causa dell’automazione. Dallo studio emerge che la scelta di gestire i cambiamenti nel mercato del lavoro privilegiando uno scenario accelerato in termini di automazione, permetterà di avere un maggiore incremento di valore aggiunto.