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Sviluppi sul futuro dei Fondi strutturali

POR CREO, POR FSE, come molti sanno, sono documenti programmatici che stabiliscono come si possono utilizzare le risorse che l'Unione Europea ha destinato alla Toscana nell'ambito della propria politica regionale (Fondi strutturali). POR CREO e POR FSE però sono solo degli anelli finale di una catena che nasce molto prima e che li condiziona. E' bene quindi sapere come funziona il processo e cosa si sta muovendo per delineare le strategie future.

Il processo di definizione della politica regionale europea può essere schematizzato nei suoi tratti essenziali utilizzando la similitudine del treno:

  • la locomotiva ed il primo vagone sono prodotti a Bruxelles dalle tre massime istituzioni (Commissione europea, Consiglio e Parlamento) sulla base di trattative svolte anche nelle varie riunioni del Consiglio europeo;
  • il secondo vagone è costruito nelle capitali dei diversi Stati membri con divisione di compiti tra Parlamento e Governo che variano da Paese a Paese;
  • il terzo vagone, almeno in Italia, è fabbricato nei capoluoghi di Regione
  • il quarto vagone è uno sviluppo del terzo perchè lo rimodella in base alla trattativa, almeno per l'Italia, tra la Regione e l'Unione europea
  • il quinto, sesto e settimo vagone sono di produzione regionale almeno in Italia. Corrispondono ai noti POR CREO e FSE, DAR o documento di attuazione regionale ed ai bandi.
  • I vagoni, però, per essere uniti tra di loro devono essere compatibili e c'è una intensa negoziazione tra i diversi livelli territoriali (europeo, nazionale, regionale per l'Italia) almeno fino ad arrivare al quinto vagone.

La locomotiva ed i primi vagoni sono già in costruzione, pertanto è opportuno fare il punto della situazione per capire cosa succederà nel medio termine.

Cominciamo con una buona notizia: la politica regionale europea continuerà anche dopo il 2013 anche per le Regioni, come la Toscana, che sono più benestanti, se collocate in una mappa di 27 Stati europei con recenti passati caratterizzati da livelli di benessere inferiori al nostro.

Questo salvataggio, non scontato a metà 2010, è frutto del fatto che la DG Regio e la DG FSE, le due strutture amministrative che creano e gestiscono la politica regionale europea, sono riuscite a dimostrare che la politica regionale è un valido strumento per realizzare gli obiettivi di Europa 2020 ovvero del documento strategico europeo per i prossimi anni. Il legame tra Europa 2020 e politica regionale era evidente già a fine 2010 ed è ancor più affermato dalla Quinta relazione sulla coesione economica e sociale.

Scendendo nel dettaglio e utilizzando la metafora del treno, si può dire che Europa 2020 è un pezzo della locomotiva. Aspetto sicuramente positivo perchè questo documento contiene obiettivi, indicatori ed azioni ben precise; è pertanto sapere già da ora per quali progetti continueranno ad esserci fondi anche dopo il 2013 e per quali no: sicuramente innovazione e green economy ma anche inclusione sociale, aumento del tasso di occupazione, innalzamento del livello culturale. (per i dettagli si rinvia al sito camerale)

L'altro pezzo della locomotiva è data dalla Comunicazione della Commissione europea del novembre 2010 con la quale viene definita una nuova architettura: cambiano forma e caratteristiche i vari vagoni del nostro treno anche se non variano gli attori in campo.

I prossimi passaggi, per arrivare al quinto vagone, saranno i seguenti:

  • Regolamenti comunitari che stabiliscono spese ammissibili, tipologie di contributi ed altri aspetti chiave per ciascuno dei Fondi che compogono la politica regionale europea (Fondo europeo di Sviluppo regionale o FESR, Fondo sociale europeo o FSE, Fondo europeo di orientamento e garanzia agricola o FEOGA). Su questo livello, siamo al completamento della locomotiva, niente di nuovo sotto il sole.
  • Quadro strategico comune che indica obiettivi ed indicatori affinchè la politica regionale europea contribuisca a realizzare la strategia di Europa 2020. Si tratta di una novità: questo strumento sostituisce gli Orientameni comunitari. E' più stringente di questi. Siamo a livello di primo vagone.
  • Contratto di partnership tra Unione europea e Stati membri che indica politiche di sviluppo, priorità ed obiettivi. Siamo al secondo vagone. Anche questa è una novità perchè dovrebbe essere più vincolante del vecchio Quadro Strategico Nazionale poichè si inserisce in una cornice che prevede anche il Piano Nazionale di Riforma, documento che ogni Stato dovrà inviare a Bruxelles entro Pasqua. In esso indicherà, per ciascuno degli obiettivi di Europa 2020, il risultato che pensa di raggiungere nel proprio Paese, le azioni che intende intraprendere e come le monitorerà.
  • Programmi operativi ovvero il terzo e quarto vagone che lavoreranno sicuramento su obiettivi di convergenza e competitività.

In questo contesto si può dire che il futuro se, da un lato manterrà la disponibilità di fondi comunitari, dall'altro sarà caratterizzato da alcune parole chiave che gli enti competenti dovranno imparare a gestire:

  • maggiori vincoli della Commissione europea perchè tutti gli enti che operano, ai vari livelli, nell'Unione europea attuino le politiche comunitarie. Su questo punto è bene dire che il Progamma Nazionale di Riforma dovrà essere tradotto a livello regionale, monitorato e rendicontato periodicamente a Bruxelles.
  • Maggiore concentrazione tematica visto il legame con Europa 2020.
  • Maggiore integrazione con le politiche nazionale.
  • Condizionalità ovvero maggiori requisiti per poter ammettere un progetto. Per le infrastrutture circola voce che si chieda la cantierabilità dell'opera affinchè venga accettata. Elemento di non poco conto se si considerano i vari passaggi previsti dalla normativa prima della progettazione esecutiva ed il fatto che in Italia i tempi sono notoriamente lunghi.
  • Semplificazione. Si ipotizza di applicare il modello utilizzato per le erogazioni in agricoltura che prevede bandi con scadenze annuali.

In conclusione è bene segnalare che, vista la scarsità di risorse future per finanziare progetti costosi, in alcuni convegni si invitano le istituzioni a delineare le proprie strategie, a fare studi di fattibilità già adesso senza aspettare il Quadro strategico comune in modo da essere pronti a presentare progetti già all'inizio del 2014.